-
01-Panorami Belvedere
<p>Nel cuore del Parco della Murgia Materana, il Belvedere è il punto panoramico suggestivo da cui è possibile godere di una visuale completa dei Sassi di Matera. Una posizione che permette di ammirare il territorio. </p><p><br> Una vista mozzafiato e un angolo da cui è possibile scorgere non solo il Sasso Caveoso (sinistra) e quello Barisano (destra), ma anche la gravina e lo spettacolare ambiente su cui i Sassi sono stati costruiti.</p><p style="box-sizing: border-box; color: rgb(20, 22, 24); font-size: 18px; line-height: 1.75; margin: 0px; orphans: 2;"><span style="line-height: normal; font-size: 14px; background-color: rgb(255, 255, 255);"><font face="georgia, serif"></font></span><span style="line-height: normal; font-family: Vollkorn; font-size: 14px; background-color: rgb(255, 255, 255);"></span><span style="line-height: normal; font-family: Vollkorn; font-size: 14px; background-color: rgb(255, 255, 255);"></span><br></p>
-
01-01-Sassi [01]
(01-Panorami Belvedere)
01-01-Sassi [01]
(01-Panorami Belvedere)
-
02-Purgatorio nuovo (fond. 1747)
<p><span>La costruzione dell’edificio fu finanziata dai cittadini e dalla Confraternita della Morte, istituita nel 1644 dall’Arcivescovo Mons. Simeone Carafa della Roccella, sostituendo l’antica chiesa del «Purgatorio vecchio» sita nel Sasso Caveoso e già dedicata a San Giovanni da Matera.<br> Ideatore dell’opera fu l’architetto andriese Giuseppe Fatone; le maestranze impiegate furono pugliesi e materane. La prima fase dei lavori ebbe termine per la facciata nel 1747 e per l’interno nel 1756 (anno di consacrazione della chiesa da parte dell’Arcivescovo Mons. Antonio Antinori). <br> Le decorazioni poste sull’architrave della porta d’ingresso, opera di Vito Antonio Buonvino, ricordano la caducità e la vanità dell’esistenza umana, mentre la porta lignea, opera dell’intagliatore materano Lorenzo Sarra, presenta nei riquadri superiori teschi di prelati e regnanti morti; in quelli inferiori cittadini comuni . <br> Lorenzo Sarra è autore anche della cupola lignea la cui decorazione, con i quattro Evangelisti e i Dottori della Chiesa, è di ignoto autore. <br> Ad una prima fase dei lavori, tra il 1747 e il 1756, sono riconducibili gli altari in calcarenite, opera di scalpellini materani e due delle tre grandi tele: quella di destra con la <em>Morte di San Giuseppe</em>, dell’artista materano Vito Antonio Conversi, e quella di sinistra con l’<em>Incoronazione della Vergine, la Trinità, San Gaetano di Thiene, San Vito e l’Arcangelo Raffaele</em>. <br> Allo stesso periodo è riconducibile la cantoria con i riquadri rappresentanti Sant’Antonio da Padova, San Biagio, la Madonna del Rosario tra i Santi Domenico e Teresa d’Avila, San Michele Arcangelo e San Francesco da Paola. Al 1755 risale l’organo, opera del cilentano Leonardo Carelli. <br> Ad una seconda fase dei lavori, che riguardò soprattutto la facciata, come è evidente osservando l’edificio dal marcapiano in su, appartengono le statue in calcarenite della <em>Madonna col Bambino</em> (sulla cui base si legge la data 1770), l’<em>Arcangelo Michele </em>e l’<em>Arcangelo Raffaele </em>posti sulle due porte laterali. <br> A questa seconda fase dei lavori è riconducibile la realizzazione della tela con l’<em>Intercessione di San Nicola da Tolentino </em>di autore ignoto e le otto scene della <em>Passione di Cristo</em> (1785) di Francesco Oliva: <em>Gesù nell’orto degli ulivi</em>, il <em>Bacio di Giuda</em>, la <em>Flagellazione di Cristo</em>, <em>Cristo deriso</em>, <em>Cristo che cade sotto il peso della</em> <em>croce</em>, l’<em>Incoronazione di spine</em>, la <em>Crocifissione</em> e la <em>Deposizione dalla croce</em>. <br> Al di sopra dell’altare maggiore, entro due ovali, sono presenti le immagini dei santi patroni della città di Matera: <em>Sant’Eustachio</em> e <em>Maria ss. della Bruna</em> (XVIII sec.).</span></p>
-
02-01-Navata
(02-Purgatorio nuovo (fond. 1747))
02-01-Navata
(02-Purgatorio nuovo (fond. 1747))
-
02-02-Organo
(02-Purgatorio nuovo (fond. 1747))
02-02-Organo
(02-Purgatorio nuovo (fond. 1747))
-
02-03-Terrazzo [01]
(02-Purgatorio nuovo (fond. 1747))
02-03-Terrazzo [01]
(02-Purgatorio nuovo (fond. 1747))
-
03-San Domenico (fond. XIII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p> </p><p> </p><p><span>Edificata per volere di una confraternita locale nel XIII sec. la chiesa fu donata ai domenicani nel corso del XV sec. L’esterno, seppur alterato in alcune parti, conserva molti elementi del romanico-pugliese, primo fra tutti il rosone. Il grande occhio di luce sorretto da tre figure e sormontato da <em>San Michele Arcangelo</em> è impreziosito da sculture di elementi vegetali e scene pastorali. Nella parte terminale della facciata, che oggi si presenta rettilinea, si intravedono gli spioventi dell’originario edificio romanico. <br> Concepita a doppia navata - la centrale e quella di sinistra, con un tetto sorretto da capriate - la chiesa fu ampliata nel XVI secolo con l’edificazione della cappella della Madonna del Rosario e l’intera navata di destra. A seguito di questi e di altri lavori, si rese necessaria nel XVII sec. la sostituzione delle strutture di sostegno del tetto con una volta in muratura. <br> In controfacciata, sulla destra, è presente il sepolcro gentilizio di Orazio Persio (1649); sulla cantoria fu collocato il grande organo del XVIII sec. <br> Lungo la navata sinistra, partendo dall’ingresso, si incontra sulla controfacciata il dipinto di <em>Santa Caterina da Siena</em> (XVIII sec.) e una serie di cappelle. La prima, dedicata all’Annunziata, è provvista di altare in gipsoplastica e di un dipinto su tela raffigurante l’<em>Annunciazione</em>, opera di Vito Antonio Conversi (1753). La seconda cappella è dedicata a San Giacinto; vi si trova un altare in gipsoplastica e una tela della <em>Madonna con il Bambino, San Giacinto e San Vincenzo</em>, di Antonio Sarnelli (1781).<br> Tra la seconda e la terza cappella, sono collocate la tela di <em>San Pietro Gonzales</em>, opera di Vit’Antonio Conversi, e la statua della <em>Madonna della Sanità</em> (1518), in pietra calcarea policroma scolpita da Stefano da Putignano. <br> La terza cappella - dedicata al Redentore - è dotata di un altare in gipsoplastica e un affresco del <em>Salvatore</em> del XIX sec. <br> Superata l’antica porta di collegamento con il convento, si presenta la cappella di San Pietro da Verona, con altare in gipsoplastica, statua lapidea di <em>San Pietro martire</em> (1518) di Stefano da Putignano e alcune tele di Santi domenicani. <br> L’altare maggiore è sormontato da una nicchia con un gruppo in cartapesta della <em>Madonna del Rosario</em> e la tela del <em>Miracolo di Soriano</em> del XVII sec. <br> Nella navata centrale, in prossimità del presbiterio, si trovano una statua ‘vestita’ di San Domenico, un’acquasantiera in maiolica (1754) e il pulpito ligneo. <br> Lungo la navata destra, partendo dall’ingresso, si incontra la cappella di San Giuseppe, con una tela di Domizio Persio, copia della <em>Sacra Famiglia</em> di Raffaello (XVII sec.), seguita dalla cappella della Madonna dei Sette Dolori, con una tela della <em>Deposizione dalla croce</em> dell’artista materano Giovanni Donato Oppido (1615 circa). <br> Segue la cappella della Madonna del Rosario, costruita ad opera di maestranze locali tra il 1577 e il 1588, con base esagonale e cupola semisferica. L’‘occhio di luce’ che consente alla cappella di ricevere luce dall’alto è circondato da una frase di San Bernardo: «SI LUMEN PETITIS MATREM ME QUAERITE SOLIS SI FLORES ROSEIS FLORIBUS HORTUS EGO». <br>La grande macchina lignea, in legno intagliato e dorato, incornicia la tela della <em>Madonna del Rosario</em>, attribuita a Giovanni Battista Conversi (I metà del XVIII sec.). La pala è simmetricamente affiancata dalle statue lapidee di <em>Santa Lucia</em> e <em>Sant’Agata</em>, attribuite alla bottega di Altobello Persio. <br> L’ultima cappella è dedicata a San Tommaso d’Aquino, con una tela di Giovanni Donato Oppido (1632). </span></p>
-
03-01-Cappellone della Madonna
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
03-01-Cappellone della Madonna
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
-
03-02-Altare Maggiore
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
03-02-Altare Maggiore
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
-
03-03-Navata
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
03-03-Navata
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
-
03-04-Navata Destra
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
03-04-Navata Destra
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
-
03-05-Ingresso
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
03-05-Ingresso
(03-San Domenico (fond. XIII sec.))
-
04-Sant'Agnese (1963)
-
04-01-San Luigi -Altare
(04-Sant'Agnese (1963))
04-01-San Luigi -Altare
(04-Sant'Agnese (1963))
-
04-02-San Luigi -Presepe
(04-Sant'Agnese (1963))
04-02-San Luigi -Presepe
(04-Sant'Agnese (1963))
-
04-03-Sant'Agnese
(04-Sant'Agnese (1963))
04-03-Sant'Agnese
(04-Sant'Agnese (1963))
-
05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p> </p><p> </p><p><span>Costituita nella prima metà del Seicento nella chiesa rupestre di Santa Maria de Armeniis nel Sasso Caveoso, la Confraternita di San Francesco da Paola a partire dal 1772, con assenso da parte del Re di Napoli e della Curia Arcivescovile, intraprese i lavori di costruzione di una nuova chiesa fuori dalla Porta Maggiore della città. Progettata dal materano Lazzaro Caputo, la chiesa fu realizzata nella sua parte inferiore nel 1774 e non terminata del tutto per assenza di fondi disponibili. Oltre alla chiesa, negli stessi anni, furono realizzati anche la sacrestia e i locali annessi. <br> La chiesa fu completata nel suo ordine superiore nel 1791 su progetto del materano Michele Del Giudice autore, tra tanti edifici, anche della vicina chiesa delle Ss. Lucia e Agata. <br> Terminata la costruzione della nuova chiesa, solennemente consacrata dall’Arcivescovo Francesco Zunica il 29 settembre 1795, numerosi furono i benefattori che nel corso del tempo si preoccuparono di abbellirla e di dotarla della suppellettile necessaria. Tra questi il Duca di Santa Candida, Domenico Malvinni Malvezzi, che commissionò la realizzazione dell’altare maggiore sostituito, a fine Ottocento, dall’attuale altare marmoreo realizzato dal napoletano Raimondo Belliazzi. <br> Nel 1856 la Confraternita, riscontrata l’insufficienza della chiesa ad accogliere i fedeli, decise di commissionare un progetto di ampliamento all’architetto tarantino Davide Conversano, modificato e realizzato, tra il 1863 e il 1865, dall’ingegnere materano Giovanni Radogna. <br> A seguito dell’ampliamento furono realizzati sotto le quattro grandi arcate della navata, gli altari di <em>San Michele</em>, con statua lignea del 1895 di autori napoletani, di <em>Santa Teresa d’Avila</em>, con tela del 1813 firmata da Saverio Calò, di <em>Maria Ss. Addolorata</em>, con statua lignea in abito nero del 1886, e di <em>Maria Ss. Immacolata</em>, con tela del 1776 firmata dal pittore Nunzio Bonamassa. Al di sotto dell’altare di Santa Teresa, vennero esposte alla venerazione dei fedeli, le reliquie di San Restituto martire, donate dalla nobildonna Maria Bronzini Greco. <br> Al 1892 risale l’indoratura della chiesa, operata dal napoletano Pasquale Bussola. <br> Infine, nella circolare del cappellone, furono realizzati nel 1930, entro sei cornici di stucco dorato, le tempere del prof. Salvatore Cozzolino raffiguranti <em>San Francesco da Paola che edifica monasteri</em> <em>e guarisce ammalati</em>, <em>Il miracolo dell’acqua fatta scaturire dalla roccia con il tocco del bastone</em>, <em>Il</em> <em>passaggio dello stretto di Messina</em>, <em>Il miracolo del sangue fatto schizzare dalle monete davanti al</em> <em>Re</em>, <em>La visita del Santo al Lazzaretto e la guarigione di appestati</em>, <em>La restituzione alla vita del</em> <em>nipote morto</em>. </span></p>
-
05-01-Navata
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
05-01-Navata
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
-
05-02-Organo
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
05-02-Organo
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
-
05-03-Cappellone del Santo
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
05-03-Cappellone del Santo
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
-
05-04-Sala del Pozzo
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
05-04-Sala del Pozzo
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
-
05-05-Sacrestia
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
05-05-Sacrestia
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
-
05-07-Terrazzo
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
05-07-Terrazzo
(05-Santuario di San Francesco da Paola (fond. 1774)
)
-
06-San Giovanni Battista (fond. XIII sec.)
<p><span>La chiesa di San Giovanni Battista, anticamente denominata Santa Maria la Nova, sorge nella zona detta dei ‘foggiali’ così denominata perché caratterizzata per lungo tempo dalla presenza di strutture atte alla conservazione delle derrate agricole, in modo particolare del grano. <br> L’antico complesso monastico di Santa Maria la Nova, venne fondato nella prima metà del XIII secolo quale sede di una comunità di monache penitenti provenienti da Accon, giunte a Matera nel 1231 al seguito dell’Arcivescovo Andrea. I lavori di costruzione, intrapresi al loro arrivo, ricevettero intorno al 1233 un nuovo e più deciso impulso da parte di un certo Melo Spano nominato procuratore generale del monastero con il preciso mandato di seguire ed amministrare il cantiere dell’erigenda chiesa. A questo momento sono riconducibili una serie di elementi architettonici mutuati dalla chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo di Lecce e riproposti in modo abbastanza innovativo: camminamenti in quota, volte a crociera e cupole a corpo cilindrico disposte in asse. Le manifeste irregolarità di taluni elementi trovano giustificazione proprio in questo improvviso cambiamento di progetto. <br> A partire dalla seconda metà del XV secolo, dopo il trasferimento del monastero all’interno delle mura cittadine, in prossimità dell’Episcopio, la cura del complesso di Santa Maria la Nova fu affidata ad alcune confraternite laicali. <br> A distanza di alcuni decenni dalla fondazione di un adiacente ospedale, edificato nel 1610, venne murato il portale principale della chiesa, di recente riportato alla luce e oggi nuovamente visibile. In virtù di questa trasformazione l’accesso laterale, collocato nella testata del transetto, assunse la funzione di unico ingresso all’edificio. <br> Nel 1695 l’Arcivescovo Antonio Del Ryos, ritenute non idonee per il culto le condizioni della chiesa di San Giovanni Battista, sita nel Sasso Barisano, decretò il trasferimento della parrocchia in Santa Maria la Nova e la sua ri-dedicazione al Precursore. <br> A seguito di questo trasferimento, le sopraggiunte necessità dei sacerdoti partecipanti del Capitolo di San Giovanni Battista resero necessaria la costruzione, lungo il lato nord, di ulteriori ambienti per la sagrestia (1701) e di un cappellone per il Santissimo Sacramento (1735-1739). <br> Verso la fine del secolo, precisamente nel 1792, le precarie condizioni statiche in cui versavano le antiche cupole del transetto, determinarono nuove e radicali trasformazioni dell’edificio. In questa fase la chiesa assunse la conformazione attuale: le cupole furono abbattute e sostituite con volte a crociera; fu costruito il campanile a vela e realizzata una fodera muraria, intervallata da arconi, lungo il prospetto meridionale. </span></p><p>Le facciate.<br> La facciata principale, riportata alla luce negli anni novanta del secolo scorso, evidenzia la tripartizione interna della chiesa; le due ali laterali, più basse del profilo a salienti, sono abbellite da due monofore riquadrate con doppia ghiera concentrica. <br> Il portale di accesso, dalla sagoma architravata decorata da un motivo a rosette, presenta una semplice lunetta inserita un tempo entro un timpano di cui rimane il profilo sulla muratura. Il protiro in origine era sorretto da due colonnine, come indicano le due basi ancora esistenti. <br> Le tracce di un’ampia apertura sopra il portale principale della chiesa, trovano un perfetta corrispondenza nella muratura della controfacciata ed evidenziano l’esistenza di un’apertura collegata al ballatoio interno, chiusa in antico e sostituita con un rosone. <br> La facciata orientale dell’edificio, a differenza delle altre due ancora visibili, mostra immutato il suo aspetto originale.<br> La parete, piana, rende invisibile il profilo ricurvo delle absidi interne; la monofora centrale, incorniciata con una doppia fascia è sormontata da un archivolto leggermente aggettante sostenuto da colonne stilofore sorrette da due leoni a loro volta poggianti su mensole. I capitelli sono arricchiti con sculture di uccelli beccanti e mostri serpentiformi. <br> Al di sopra della finestra poggiano su due mensole altrettanti elefanti in funzione di “custodi” del luogo sacro nelle sue parti più vulnerabili (portali e finestre). Al sommo della facciata è collocata l’immagine di San Michele Arcangelo.<br> Due monofore di piccole dimensioni, disposte simmetricamente rispetto all’asse della facciata, illuminano le absidi laterali.<br> Sul lato meridionale, in posizione centrale, si apre un solenne portale con elementi simili al cosiddetto “portale dei leoni” della Cattedrale, abbellito con fasce ornate da motivi a frutti penduli, foglie di acanto, palme e girali. L’architrave mostra una sequenza di testine dai volti rotondeggianti e dai capelli riccioluti. <br> Al di sopra del portale, entro una nicchia, è presente una statua seicentesca di San Giovanni Battista. <br> La testata dell’originario transetto che oggi appare al centro della facciata, ha un profilo a timpano, con arco poggiante su colonne sovrapposte interrotte da immagini di animali.<br> Si osservano due leoni e due uccelli; quello di destra è evidentemente un pellicano. Nel <em>Fisiologo</em>, un’opera redatta da autore ignoto tra il II e il IV secolo d.C. ad Alessandria d'Egitto con la descrizione simbolica di animali e piante (reali e immaginari), si racconta di come i genitori di pellicano uccidano i propri piccoli e, pentiti, dopo tre giorni li riportino in vita nutrendoli con il proprio sangue. I teologi medievali identificavano questi animali con Cristo e con Dio Padre; questi per un atto d’amore inviò suo Figlio a sacrificarsi sulla terra resuscitato dopo tre giorni. Essi assumono così il triplice significato di simbolo della redenzione, della resurrezione e dell’amore.</p><p>L’interno.<br> L’edificio, scandito in tre navate, con quella centrale più alta delle laterali, è diviso in cinque campate ripartite mediante pilastri quadrilobati collegati da archi e con colonnine addossate negli angoli, in corrispondenza delle navate laterali.<br> Il corpo trasversale (transetto) si innesta nella terza campata conferendo all’edificio slancio e luminosità. I pilastri, che si elevano sino alle volte di copertura, sono interrotti da una cornice che corre lungo tutto il perimetro della chiesa per poi fermarsi in corrispondenza dell’abside. <br> Alcune monofore si aprono lungo le pareti perimetrali delle navate laterali. <br> Le volte delle navate sono rifacimenti dei secoli successivi al XIII secolo. L’unica porzione originale conservata è rappresentata dalle ultime due campate delle navatelle abbellite con costoloni dal profilo semicircolare e chiavi di volta decorate.</p><p>Il Crocifisso ligneo.<br> Il 22 febbraio 1592 due Padri Agostiniani, Pietro di Cuia di Matera e Paolo Bia di Montescaglioso, acquistarono dal Capitolo di San Pietro Barisano il complesso ipogeo di Santa Maria delle Grazie o San Giuliano nel Sasso Barisano con l’intento di erigervi un nuovo convento.<br> Completata in pochi anni la costruzione del convento e della nuova chiesa dedicata anch’essa a Santa Maria delle Grazie, comunemente nota come Sant’Agostino, i padri commissionarono ad un ignoto intagliatore locale la realizzazione del <em>Crocifisso </em>per situarlo, come richiesto dalla liturgia, sull’altare maggiore.<br> L’opera, di particolare suggestione espressiva, incarna il <em>Christus patiens </em>rappresentando il dolore umano con un senso di grande immediatezza e profonda religiosità.<br> Il manufatto mantenne la sua collocazione originaria sino al 1903.<br> Il 25 ottobre dello stesso anno Mons. Raffaele Rossi, Arcivescovo di Matera ed Acerenza, su richiesta dell’abate parroco Gaetano Molinari, ritenendo le condizioni della chiesa parrocchiale di San Pietro Barisano inidonee al culto decretò lo spostamento della parrocchia in Sant’Agostino, non più officiata dai padri a seguito della soppressione post-unitaria del convento, trasferendo in questa sede suppellettili ed arredi liturgici.<br> Fu in questa occasione che l’antico Crocifisso di Sant’Agostino fu trasferito nella chiesa rupestre della Madonna dei Derelitti che già nel 1866, a cura del Rev. Michele Virgintino veniva restaurata.<br> Dalla chiesetta rupestre, abbandonata alla incuria del tempo e dell’uomo, il Crocifisso, il 18 ottobre 1988, fu rimosso dalla Soprintendenza e custodito nei locali della stessa sino ad oggi.<br> L’opera, benedetta da Mons. Antonio Caiazzo, Arcivescovo di Matera-Irsina, è stata riproposta alla venerazione dei fedeli dal 24 marzo 2018.</p><p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p>La tela del Cappellone del Santissimo Sacramento.<br> L’opera, del pittore materano Vito Antonio Conversi (1713-1756), raffigura la <em>Madonna con il Bambino e Santi</em>. Rispettivamente a sinistra e a destra della Vergine sono presenti <em>Santa Lucia</em>, protettrice della vista, e <em>Sant'Apollonia</em>, invocata per i problemi dentali. Nella parte inferiore, in primo piano, è presente l’immagine di <em>Sant'Eligio vescovo</em>, protettore dei maniscalchi e dei fabbri ferrai. Ai lati suo lati i <em>Santi Medici</em>, Cosma e Damiano e, all’estrema sinistra, <em>Sant'Antonio Abate</em>, riconoscibile dal bastone e dalla campanella; all’altro estremo <em>San Vincenzo Ferreri</em>. <br> Ai piedi della Madonna, un angelo trattiene un biglietto con un’invocazione inerente la santità, tratta dall’Ecclesiaste (Qoèlet), mentre nel cartiglio è riportato un versetto in latino del Vangelo di Marco (3,15).<br> L’opera, del pittore materano Vito Antonio Conversi (1713-1756), raffigura la <em>Madonna con il Bambino e Santi</em>. Rispettivamente a sinistra e a destra della Vergine sono presenti <em>Santa Lucia</em>, protettrice della vista, e <em>Sant'Apollonia</em>, invocata per i problemi dentali. Nella parte inferiore, in primo piano, è presente l’immagine di <em>Sant'Eligio vescovo</em>, protettore dei maniscalchi e dei fabbri ferrai. Ai lati suo lati i <em>Santi Medici</em>, Cosma e Damiano e, all’estrema sinistra, <em>Sant'Antonio Abate</em>, riconoscibile dal bastone e dalla campanella; all’altro estremo <em>San Vincenzo Ferreri</em>. <br> Ai piedi della Madonna, un angelo trattiene un biglietto con un’invocazione inerente la santità, tratta dall’Ecclesiaste (Qoèlet), mentre nel cartiglio è riportato un versetto in latino del Vangelo di Marco (3,15).</p>
-
06-01-Altare maggiore
(06-San Giovanni Battista (fond. XIII sec.) )
06-01-Altare maggiore
(06-San Giovanni Battista (fond. XIII sec.) )
-
06-02-Cappella Santi Medici
(06-San Giovanni Battista (fond. XIII sec.) )
06-02-Cappella Santi Medici
(06-San Giovanni Battista (fond. XIII sec.) )
-
07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p> </p><p><span>Costruita tra XIII e XIV secolo la chiesa sorge su un altro luogo di culto dedicato ai Santi Pietro e Paolo, accessibile mediante una botola posta all’ingresso della terza cappella del lato sinistro. Appartiene all’impianto originario della chiesa, un tempo accessibile dalla piazza del Sedile, l’area presbiterale e l’ambiente adibito a cella campanaria. Quest’ultimo è un avancorpo a base quadrangolare e presenta all’interno pareti affrescate con volta a crociera costolonata (XIV sec.). L’antico portale trilobato, prospiciente su Piazza Sedile, è tuttora visibile.<br> A partire dal XIV le condizioni via via più floride del convento, permisero ai frati minori conventuali di ampliare la chiesa lungo una nuova direttrice, coincidente con l’attuale mediante la costruzione di una navata con soffitto a capriate, arco trionfale a sesto acuto e abside con volta a crociera. Tra il XV e il XVI secolo, vennero costruite le cappelle laterali. Nel 1670 Mons Vincenzo Lanfranchi, Arcivescovo di Acerenza e Matera, fece realizzare una controsoffittatura in legno decorato a lacunari.<br> Nel 1751 venne ricostruita una nuova facciata in rococò progettata dall’architetto leccese Tommaso Pennetta. La facciata è scandita da quattro paraste sormontate da fastigi e con le statue di San Francesco d’Assisi e S’Antonio da Padova; al centro della facciata, al di sopra del grande finestrone, vi è la statua dell’Immacolata.<br> L’interno è decorato con stucchi barocchi eseguiti intorno al 1752 ad opera del milanese Carlo Casino, del napoletano Domenico Preziosi e dell’altamurano Ciriaco d’Alesio. <br> Interno della chiesa a sinistra dell’entrata:<br> acquasantiera del XIII–XV secolo; <br> cappella di San Francesco Glorioso della famiglia Malvinni-Malvezzi: sull’altare è collocata una piccola tela con <em>Il dono delle stimmate a San Francesco d’Assisi</em> (XVIII sec.); sulla destra, in una nicchia in alto, è collocata una statua di San Francesco d’Assisi (XVII sec.); in basso, a destra e a sinistra, alcune lapidi marmoree ricordano alcuni l’operato di alcuni esponenti della casata dei Malvinni-Malvezzi;<br> cappella dell’Immacolata della famiglia Ferraù: sull’altare vi è una tela dell’<em>Immacolata</em> attribuita ad Antonio Stabile (XVI sec.); a sinistra <em>La nascita di Maria Vergine</em> (XVII sec.) e a destra <em>L’adorazione dei pastori</em> (XVII sec.);<br> cappella della Santissima Trinità: sull’altare è presente una tela raffigurante la <em>Deposizione di Cristo nel Sepolcro</em> (ignoto lucano XVI sec.) originariamente articolata in un’unica pala d’altare con la tela della <em>Santissima Trinità</em>, collocata sulla parete destra. Infine, sulla parete di sinistra l’<em>Incoronazione della Vergine </em>(ignoto XVII sec.);<br> cappella di Gesù Crocifisso: ai piedi del <em>Crocifisso</em> ligneo la <em>Madre</em>, la <em>Maddalena</em> e <em>San Giovanni Battista</em>; l’intero gruppo è opera di Andrea Sasselli (legno policromo, 1620). Inoltre, disposte simmetricamente, entro due nicchie, le statue di <em>Cristo alla colonna </em>e l’<em>Ecce homo </em>(XVII sec.). Sulla parete di destra, una tela raffigura la <em>Madonna al Tempio</em> (XVII sec.); in posizione frontale, <em>Gesù al Tempio</em> (XVII sec.). <br> Interno della chiesa a destra dell’entrata:<br> acquasantiera composta di vari elementi erratici risalenti al XIII–XV secolo; <br> cappella dell’Opera dei Ritiri di Perseveranza già della Madonna degli Angeli: sull’altare un <em>Crocifisso</em> in cartapesta del materano Francesco Pentasuglia (XX sec.); sulla sinistra una tela non firmata raffigurante la <em>Madonna degli Angeli</em>, <em>San Francesco d’Assisi</em>, <em>San Giuseppe</em> e <em>San Gaetano</em> (XVIII sec.);<br> cappella di Sant’Antonio da Padova con altare in legno intagliato e dorato (XVII sec.) e con al centro una statua in pietra locale del noto artista pugliese Stefano da Putignano (XVI sec.). Sulla parete sinistra è presente un’iscrizione con lo stemma dell’Arcivescovo di Acerenza e Matera Mons Vincenzo Lanfranchi che ricorda il dono di una lampada d’argento fatta dal presule. Sul lato destro un sarcofago cinquecentesco di autore ignoto in cui riposano le spoglie del medico materano Eustachio Paulicelli;<br> cappella di Santa Maria di Costantinopoli con statua lapidea della <em>Madonna con il Bambino</em> risalente alla fine del XVI sec. Sulla parete sinistra vi sono le tele del Buon Pastore e dell’Arcangelo Raffaele (XVIII sec.) mentre sulla destra tele raffiguranti l’Arcangelo Michele e San Francesco d’Assisi (XVIII sec.);<br> pulpito ligneo con specchiature realizzate dall’artista materano Vito Antonio Conversi e raffiguranti <em>San Bernardino da Siena</em>, <em>San Francesco d’Assisi</em>, l’<em>Immacolata</em>, <em>Sant’Antonio da Padova</em> e <em>San</em> <em>Francesco Saverio</em>; <br> cappella di Santa Chiara e San Giovanni Battista: al di sopra dell’altare è presente la tela di G. Marullo raffigurante la <em>Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e Santa Chiara</em> (XVII sec.); sulle pareti rispettivamente destra e sinistra sono presenti le tele raffiguranti la Madonna del Rosario (XVIII sec.) e la <em>Glorificazione di San Francesco</em> (XVIII sec.). In una nicchia è presente la statua di Sant’Antonio del noto artista napoletano Giacomo Colombo (XVIII sec.);<br> cappella di Maria SS. Annunziata: sull’altare è collocata la tela dell’<em>Annunciazione</em> di autore ignoto (XVIII sec.); sulla parete sinistra è presente il monumento funebre del Cavalier Giovanni Malvinni mentre su quella di destra la tela del <em>Matrimonio mistico di Santa Rosa</em> (XVIII sec.).<br> Presbiterio:<br> alle spalle dell’altare maggiore sono collocati un grande <em>Crocifisso</em> ligneo e altre tele con diversi santi tra cui <em>Sant’Eustachio</em>, patrono della città di Matera;<br> sempre alle spalle dell’altare maggiore trova posto il coro ligneo, opera del falegname barese Giuseppe de Grecis e risale al 1751;<br> sulla cantoria troneggia un polittico smembrato del ‘400 attribuito all’artista veneto Lazzaro Bastiani (Venezia 1425–1512): i nove pannelli raffigurano la <em>Madonna col Bambino</em>, <em>San Ludovico di Tolosa</em>, <em>Sant’Elisabetta</em>, <em>San Francesco d’Assisi</em>, <em>San Paolo</em>, <em>San Pietro</em>, <em>Sant’Antonio da Padova</em>, <em>Santa Caterina d’Alessandria</em> e <em>San Berardino da Siena</em>;<br> l’organo è del XIX sec. con cassa del XVIII sec. </span></p>
-
07-01-Altare Maggiore
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-01-Altare Maggiore
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-02-Navata
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-02-Navata
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-03-Cappella Sant'Antonio da Padova
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-03-Cappella Sant'Antonio da Padova
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-04-Cappella della Deposizione
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-04-Cappella della Deposizione
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-05-Cella campanaria
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-05-Cella campanaria
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-06-Cappella dell'Immacolata
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-06-Cappella dell'Immacolata
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-07-Anticamera sacrestia
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-07-Anticamera sacrestia
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-08-Cripta [01]
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-08-Cripta [01]
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-09-Cripta
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-09-Cripta
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-10-Terrazzo [01]
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-10-Terrazzo [01]
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
07-11-Terrazzo [02]
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
07-11-Terrazzo [02]
(07-San Francesco d’Assisi (fond. XIII sec.))
-
08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>La chiesa di San Pietro Barisano o San Pietro de Veteribus, è situata nell’omonimo rione dei Sassi da cui trae il nome. Scavata quasi completamente nella <em>calcarenite</em>, roccia comunemente nota come <em>tufo</em>, costituisce la più grande chiesa rupestre della città.<br> Al di sotto del pavimento, non visibile, è presente l’impianto di una chiesa medievale, articolato in tre navate e altrettante absidi, che si estende dalla prima campata al piazzale antistante.<br> Nel XV secolo dopo il crollo della parte anteriore, la chiesa subì un primo ed importante ampliamento cui seguì un secondo intervento a metà del XVIII secolo. In quest’ultima fase assunse la forma attuale con una nuova facciata e gli ambienti ipogei destinati alla “scolatura” dei cadaveri. <br> Tormentata dalle infiltrazioni di acqua meteorica, il 25 ottobre 1903, l’Arcivescovo Raffaele Rossi la dichiarò inadatta all’esercizio del culto disponendo il trasferimento della sede parrocchiale e di buona parte degli arredi nella vicina chiesa di Sant’Agostino. <br> Con la legge De Gasperi-Colombo del 1952 e il conseguente sfollamento dei Sassi, la chiesa andò incontro ad un lungo periodo di abbandono nel corso del quale buona parte delle opere d’arte furono trafugate o vandalizzate.<br> L’interno è suddiviso in 3 navate, lunghe oltre 23 metri. La navata centrale è separata dalle laterali da tre pilastri quadrangolari per ciascun lato, collegati tra loro mediante arcate a tutto sesto. Il soffitto, completamente scavato, è foderato in tufo in modo da creare volte a vela dalle semplici ma eleganti curvature.<br> Le due navate laterali sono scandite in cappelle ciascuna dotata del proprio altare. Percorrendo quella di destra a partire dall’ingresso, si incontra la cappella di San Giuseppe o della Sacra Famiglia. Accanto all’altare, sulla sinistra, è stato aperto nel 1995 un varco di accesso ad un ossario, ricavato nella parte terminale di una cappella cinquecentesca completamente affrescata. I Santi raffigurati, particolarmente cari alla devozione popolare materana, sono <em>San Vito martire</em>, <em>Sant’Eustachio martire</em>, <em>Sant’Agostino vescovo</em>, <em>San Canio vescovo</em>, l’<em>Annunciazione di Maria</em> e <em>Santa Caterina</em> <em>d’Alessandria</em>. <br> A seguire si incontra la cappella della Madonna della Consolazione, abbellita da un altorilievo in tufo della <em>Madonna con Bambino incoronata dagli angeli</em>, attorniata da quattro nicchie con altrettante statue. Segue la cappella del Santissimo Sacramento impreziosita da un pavimento in maiolica di Laterza del XVIII secolo. <br> Nella navata centrale sono visibili le tracce dell’altare maggiore un tempo sormontato da una grande pala dell’artista materano Giovanni Donato Oppido, datata 1601 e raffigurante l’<em>Incoronazione della Vergine Maria tra i Santi Pietro e Paolo</em>. Dell’opera resta la sola cornice lignea intagliata e dorata; la tela fu trafugata nel 1977. <br> Alle spalle dell’altare è presente un ambiente funzionale allo svolgimento delle celebrazioni, seguito da un altro ambiente che dà accesso alla botola di un grande ossario ricavato al di sotto del pavimento. <br> Nella parte terminale della navata di sinistra si apre la cappella del Santissimo Crocifisso, dotata di una cornice ovale in lamina di oro che un tempo circondava un <em>Crocifisso</em> ligneo del XVI secolo, oggi situato sull’altare maggiore della vicina chiesa di Sant’Agostino. Ai lati della cornice sono presenti due statue in pietra calcarea della <em>Madonna delle Grazie</em> e di <em>San Michele Arcangelo</em>; in alto un bassorilievo della <em>Santissima Trinità</em>. Anche in questa cappella, sulla sinistra dell’altare, è presente un piccolo ambiente utilizzato per l’accesso alla botola di un ossario. Percorrendo la navata in direzione dell’ingresso, si incontrano le cappelle dell’Annunciazione e di Santa Maria Maddalena, con arredi e statue in tufo.Proprio in corrispondenza della porta d’accesso alla navata sinistra si osserva una fossa scavata nel banco di roccia, realizzata nel XVIII secolo per la fusione delle campane. <br> In prossimità del portale d’ingresso, si accede al cosiddetto <em>Sancta Sanctorum</em>, un ampio ambiente rettangolare in cui erano custodite le suppellettili liturgiche, i paramenti, i libri sacri e le reliquie. Sono presenti due pannelli affrescati palinsesti con le immagini della <em>Madonna con il Bambino</em> e <em>San Donato vescovo</em>, risalenti entrambi al XVI secolo. <br> In corrispondenza della parete di fondo di questa stanza si accede, mediante una stretta scalinata, ad un sepolcreto destinato un tempo alla “scolatura” dei cadaveri. Questa pratica funeraria, riservata ai sacerdoti o agli aspiranti tali, consisteva nel sistemare i cadaveri, vestiti con abiti liturgici, all’interno di nicchie in posizione seduta; i resti scheletrici del defunto, accuratamente riposti in appositi ossari, venivano rimossi solo al termine del processo di decomposizione delle parti molli.<br> La chiesa è affiancata, sulla sinistra, da un campanile a più piani e cuspide, simile nella forma a quello della Cattedrale di Matera. Accessibile mediante una scalinata esterna, ha una base ricavata in un blocco roccioso e un elegante parapetto in bugnato nella parte sommitale. <br> La facciata è interamente addossata alla parete in tufo, sopra la quale si sviluppano diversi terrazzamenti secondo uno schema ricorrente nella città di Matera.<br> L’attuale facciata in muratura, risalente al 1755, si presenta solenne e al tempo stesso leggera. Larga poco più di 11 metri è ritmata da tre portali sovrastati da altrettanti rosoni che scandiscono in modo semplice ed armonioso le tre navate interne. Il rosone centrale, quadrilobato, è inserito al centro di un timpano a forma semicircolare che delimita, disegnandola nettamente, la facciata, conferendole leggerezza e al tempo stesso la staticità e l’imponenza tipica dell’architettura classica: un equilibrio perfetto tra forme monumentali e semplicità.</span></p>
-
08-01-Navata Centrale
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
08-01-Navata Centrale
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
-
08-03-Navata sinistra [01]
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
08-03-Navata sinistra [01]
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
-
08-04-Navata sinistra [02]
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
08-04-Navata sinistra [02]
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
-
08-05-Navata destra [01]
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
08-05-Navata destra [01]
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
-
08-06-Cappella Santa Santorum
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
08-06-Cappella Santa Santorum
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
-
08-07-Cripta
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
08-07-Cripta
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
-
08-02-Cappella interna
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
08-02-Cappella interna
(08-San Pietro Barisano (fond. XI sec.))
-
09-Sant’Antonio Abate (fond. XV sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p>Situata nel Sasso Barisano in prossimità di via Madonna delle Virtù, già canale naturale denominato «grabiglione barisano» ed occultato in epoca fascista, quella di sant’Antonio Abate è una chiesa scavata nella roccia con un avancorpo e una facciata in muratura. <br> La chiesa, annessa all’omonimo beneficio laicale fondato dalle famiglie Cicante, Spinazzola e Cazzarola, fu realizzata nel XVI secolo e successivamente modificata (XVIII sec.). <br> L’ottocentesco altare marmoreo, posto su un unico gradino, presenta al centro del paliotto un cuore trafitto da sette spade. Collocato in origine nella vicina chiesetta della <em>Madonna dei Sette Dolori</em>, distrutta nella seconda metà del XX secolo, l’altare è stato rimontato nella posizione attuale in modo da inglobare l’antico paliotto in tufo del XVI-XVII secolo che è possibile scorgere, rovesciato, guardando il retro. <br> Nella nicchia, la statua policroma in tufo di sant’Antonio Abate databile al XVI secolo e, ai lati, alcuni affreschi risalenti al XVI sec. <br> All’ingresso, sulla destra, sono presenti un’acquasantiera in tufo e un’antica cisterna non più accessibile. <br> Nelle nicchie della facciata trovavano posto due statue in tufo dell’<em>Eterno Padre</em> e della <em>Vergine orante</em>, trafugate in tempi recenti e provenienti alla chiesa distrutta della Madonna dei Sette Dolori.</p>
-
09-01-Navata
(09-Sant’Antonio Abate (fond. XV sec.))
09-01-Navata
(09-Sant’Antonio Abate (fond. XV sec.))
-
10-San Vito dei Lombardi (fond. XI sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p>San Vito dei Lombardi, più nota ai materani come Madonna dell’Aiuto, è una delle più antiche chiese della città di Matera. Annessa ad un omonimo beneficio fu incorporata tra le proprietà del Seminario Arcivescovile di Matera per disposizione dell’Arcivescovo Del Ryos (II metà XVII sec.).<br> L’interno, dalle linee molte semplici, presenta due altari in tufo e scagliola dipinti, sormontati, il maggiore, dalla statua di San Vito e il laterale da una nicchia nella quale trovava posto il dipinto della Madonna dell’Aiuto rimosso alcuni decenni fa per trovare una nuova collocazione nella navata laterale della chiesa di San Giovanni Battista. </p>
-
10-01-Navata
(10-San Vito dei Lombardi (fond. XI sec.))
10-01-Navata
(10-San Vito dei Lombardi (fond. XI sec.))
-
11-Madonna del Rosario
-
11-01-Madonna del Rosario
(11-Madonna del Rosario)
11-01-Madonna del Rosario
(11-Madonna del Rosario)
-
12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Fondata presumibilmente nel XII sec., la chiesa di San Pietro Caveoso era seconda per importanza solo alla Cattedrale. <br> La struttura odierna della chiesa è il risultato di un processo di accorpamento, demolizione e adattamento di parti scavate nella roccia e realizzate in conci di tufo. <br> L’ultima definizione della facciata risale ai primi anni del Settecento, quando la chiesa, ampliata nella sua volumetria fu adeguata al gusto del momento. Al centro, sulla porta maggiore, è collocata la statua della Madonna del Confalone, titolare della più importante confraternita avente sede nella chiesa; ai lati, rispettivamente sulle porte secondarie di sinistra e di desta, sono presenti le statue dei<em> Santi Pietro e Paolo</em>. L’immagine della Madonna è sovrastata da un rosone di piccole dimensioni che contribuisce ad illuminare la navata centrale. <br> A sinistra della facciata si erge il campanile, costruito sul modello di quello della Cattedrale e caratterizzato da due ordini di monofore a sesto acuto. <br> L’interno, privato nel corso dei lavori di restauro degli ultimi decenni di quasi tutto l’apparato barocco, mostra nella navata centrale un controsoffitto ligneo completamente decorato. Al centro è raffigurata la <em>Consegna delle chiavi da parte di Cristo a San Pietro</em>, la <em>Consegna delle chiavi a Pietro da parte della</em> <em>Madonna</em> e la <em>Conversione di San Paolo</em>. Nei medaglioni più piccoli sono rappresentati santi e martiri di cui la chiesa conservava le reliquie. <br> Lungo la navata sinistra si aprono diverse cappelle. <br> La prima, dedicata alla Vergine Addolorata, ha una base quadrangolare e una volta a crociera a costoloni; al suo interno è custodita una tela della Pietà attribuita ad Alessandro Fracanzano (XVII sec.). <br> Nella seconda cappella, dedicata attualmente al Santissimo Sacramento, sono emersi durante recenti lavori di restauro, affreschi risalenti ad un periodo compreso tra XV e XVI sec. Come la precedente ha una base quadrangolare e una volta a crociera; nel catino absidale è presente l’immagine del <em>Pantocrator</em>, circondato da Angeli e con in basso il committente inginocchiato, e una teoria di Santi nel registro inferiore: <em>Sant’Antonio abate</em>, <em>Santa Margherita d’Antiochia</em>, <em>San</em> <em>Leonardo</em>, <em>San</em> <em>Pietro Martire</em>, <em>San Pietro Apostolo</em> e <em>San</em> <em>Paolo</em>. Sui due tratti di muro a sinistra e a destra dell’abside sono affrescati due immagini della <em>Madonna in trono con Bambino</em>. <br> La terza cappella, con base quadrangolare e volta ottagonale, era dedicata a Sant’Antonio da Padova. L’altare al centro della cappella è sormontato da un dossale cinquecentesco abbellito con le formelle delle <em>Storie di Sant’Antonio da Padova</em>, datate 1531 e attribuite ad Altobello Persio, e, in alto, dall’immagine dell’<em>Eterno Padre</em>. <br> Nella nicchia, una statua di <em>Sant’Antonio da Padova</em> di recente realizzazione. <br> Sulle pareti laterali della cappella sono stati collocati gli affreschi, staccati e ricomposti, di <em>San Vincenzo</em> <em>Ferreri</em> e della <em>Madonna del Rosario</em>. <br> La quarta cappella, dimezzata da uno spesso muro per ragioni statiche, accoglie il fonte battesimale: il più antico sopravvissuto in città (XIV sec.).<br> Sui pilastri della navata, prossimi al presbiterio, sono affrescate le immagini della <em>Santa Famiglia</em> e della <em>Madonna del Carmine</em> (XVIII sec.). <br> Il presbiterio è caratterizzato, sul fondo, da un altare ligneo intagliato e dorato (XVIII sec.) sormontato dal polittico cinquecentesco della <em>Madonna in trono con il Bambino</em> e i <em>Santi Pietro e Paolo</em>; nella predella è raffigurata l’<em>Ultima Cena</em>. <br> Lungo la navata destra, deturpata con l’abbattimento delle cappelle negli anni ’50 del secolo scorso, si aprono diverse nicchie entro cui trovano posto diverse statue. Partendo dal presbiterio e percorrendo la navata, si possono osservare il cenotafio dell’Arciprete Luc’Antonio Giacuzzi (1612), una statua lapidea del Redentore, la statua lignea di San Giovanni da Matera (XVIII sec.) e le due state lapidee della Madonna del Confalone (XVI sec.) e di San Leonardo (XVII sec.). Cristo benedicente (XVII sec.).</span></p>
-
12-01-Altare maggiore
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
12-01-Altare maggiore
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
-
12-02- Navata [01 ]
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
12-02- Navata [01 ]
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
-
12-03- Navata [02 ]
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
12-03- Navata [02 ]
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
-
12-04-Cappella SS Sacramento
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
12-04-Cappella SS Sacramento
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
-
12-05-Cappella Madonna del Confalone
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
12-05-Cappella Madonna del Confalone
(12-San Pietro Caveoso (fond. XIII sec.) )
-
13-San Biagio (fond. 1646)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p>La chiesa fu costruita nel 1642 nella contrada detta dei ‘foggiali’, caratterizzata dalla presenza di fosse (le “fovee” appunto) utilizzate come depositi per lo stoccaggio di derrate agricole e cereali, al termine di un lungo periodo di mortalità dovuto ad un non meglio identificato “male della gola”. <br>La chiesa sostituì la più antica chiesa rupestre, ancora visibile a sinistra della facciata al termine di una breve scalinata, caratterizzata dalla presenza sulla facciata di tre altorilievi con le immagini di Cristo e dei santi Pietro e Paolo. <br> Pochi anni dopo la sua fondazione, nel 1649, fu ampliata con la costruzione di un altro ambiente. <br> La facciata della chiesa è percorsa da quattro lesene e presenta, al sommo, due salienti sormontati da due campanili a vela ad un solo fornice. Il portale reca sull’architrave una iscrizione latina sormontata da una bifora con cornice dentellata. <br> Ai lati dell’ingresso, entro due nicchie, sono presenti le statue in pietra di <em>Sant’Agata</em> e <em>Santa Lucia</em>.<br> L’interno, a una sola navata, presenta un tiburio rettangolare in corrispondenza della zona dell’altare. Sull’altare, entro una cornice lignea intagliata, è sistemata la tela della <em>Madonna col Bambino e i Santi Biagio, Eligio, Vincenzo Ferreri e Nicola da Tolentino</em>, firmata “P. CONVERSI” (XVIII sec), una statua lignea di <em>San Biagio</em> (XVII sec.) e una cimasa con la tela S<em>an Michele Arcangelo</em> (XVIII sec.).<br> Nella chiesa sono presenti le statue di <em>San Paolo</em> (XVI sec.), in pietra calcarea, dell’<em>Addolorata</em> (XVIII sec.), in legno e stoffa, e di <em>San Biagio</em> (XIX sec.) in cartapesta. </p>
-
13-01-Navata Centrale
(13-San Biagio (fond. 1646))
13-01-Navata Centrale
(13-San Biagio (fond. 1646))
-
13-02-Navata laterale
(13-San Biagio (fond. 1646))
13-02-Navata laterale
(13-San Biagio (fond. 1646))
-
14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Il Santuario sorse a seguito di un evento miracoloso verificatosi nel luglio del 1579. L’edificio, voluto dall’Arcivescovo del tempo Mons Sigismondo Saraceno, sostituì completamente un’antica chiesa rupestre dedicata alla ‘Madonna di Cava’, il cui nome fu mutuato dal casale in cui ricadeva. L’unica parete superstite dell’antico luogo di culto, di origine medievale, è quella sulla quale è affrescata l’immagine della <em>Mater Domini</em>, sull’unico altare superstite. L’alzata copre quasi completamente la parete rocciosa lasciando intravedere solo il busto della Madonna e il Bambino. <br> La facciata della chiesa presenta al centro, partendo dal basso, un ampio portale d’ingresso il cui architrave richiama simbolicamente la dedicazione della chiesa, il suo committente e la città di Matera, sovrastato da un altorilievo della Sacra Famiglia, un elegante rosone e una nicchia con una statua dell’Arcangelo Michele. Il tutto è inserito al centro dello spazio tripartito da lesene e archi ciechi.<br> La parete laterale destra dell’unica navata della chiesa è scandita dalla presenza di sei nicchie con altrettante statue a tutto tondo, risalenti alla seconda metà del XVI sec.: <em>Santa Barbara</em>, la <em>Madonna con il</em> <em>Bambino</em>, <em>Santa Lucia</em>, <em>San Leonardo</em>, <em>San Donato</em> e <em>San Gregorio Magno</em>. Sul lato opposto si posso osservare altre sei nicchie poco profonde in quattro delle quali si possono osservare con gli affreschi dell’<em>Assunzione</em>, di un <em>Eterno Padre</em>, di <em>San Michele Arcangelo </em>e dell’<em>Immacolata</em>, purtroppo privata del volto. <br> Sui pilastri dell’arco trionfale sono visibili gli affreschi della <em>Crocifissione</em> e di <em>San Biagio</em>. Nel registro superiore di entrambe le pareti e al di sopra della porta d’accesso in controfacciata, si osservano i medaglioni dei dodici apostoli databili ad un periodo compreso tra il 1650 e il 1652. <br> Sulla destra del presbiterio è possibile accedere ad una navata laterale della chiesa, completamente scavata nella roccia e realizzata poco dopo la fondazione del Santuario. Non si tratta dell’antica chiesa rupestre ma di un ambiente necessario all’accoglienza di un gran numero di pellegrini, provenienti in particolare dalla vicina Puglia. Nell’ala rupestre si osservano su entrambe le pareti diverse cappelle. Sul lato sinistro sono presenti le cappelle della Madonna del Rosario, della Strage degli Innocenti (1665) e del Crocifisso, affrescato tra i Santi Nicola e Vito (1735). Lungo la parete destra si aprono le cappelle della Madonna con il Bambino, con statua lapidea in pietra locale policroma (XVI sec.) e di Sant’Orsola (1666), con un’immagine riproducente una scena di vita della Santa, circondata dai Santi Pietro e Paolo e un giovane santo. </span></p>
-
14-01-Sagrato
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
14-01-Sagrato
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
-
14-02-Altare maggiore
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
14-02-Altare maggiore
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
-
14-03-Navata
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
14-03-Navata
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
-
14-04-Chiesa Rupestre [01]
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
14-04-Chiesa Rupestre [01]
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
-
14-05-Chiesa Rupestre [02]
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
14-05-Chiesa Rupestre [02]
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
-
14-06-Chiesa Rupestre [03]
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
14-06-Chiesa Rupestre [03]
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
-
14-07-Refettorio Monaci
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
14-07-Refettorio Monaci
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
-
14-08-Vista della Gravina
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
14-08-Vista della Gravina
(14-Santuario di Santa Maria della Palomba (fond. 1579) )
-
15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>La chiesa rupestre di Santa Lucia al Casalnuovo, o “alle Malve”, trae il suo nome dal rione in cui è situata. Il luogo di culto e le grotte adiacenti, risalenti presumibilmente al IX secolo, costituiscono il primo insediamento delle monache benedettine a Matera. <br> L’antico monastero era composto da una serie di grotte e dalla chiesa posta all’estrema destra del complesso. <br> A partire dal XIII secolo, dopo il trasferimento della comunità monastica in un nuovo edificio nel rione Pianelle, molti ambienti furono convertiti ad uso abitativo. <br> La chiesa è quasi interamente scavata nella roccia; solo in corrispondenza delle due porte d’ingresso la facciata è stata completata con blocchi di tufo. L’interno si articola in 3 navate con larghezza crescente da sinistra verso destra; misura complessivamente 16 metri di lunghezza per 13,5 di larghezza. <br> Le tre navate sono separate da archi e pilastri: due pilastri separano la navata centrale da quella sinistra, mentre tre pilastri raccordati a terra da un muretto basso separano la navata centrale e quella destra. Gli archi di collegamento tra i pilastri, ben modellati, sono a tutto sesto o parabolici. Il soffitto presenta inoltre diverse pseudo-cupole ottenute mediante lo scavo di due o tre cerchi concentrici. <br> La pavimentazione in cotto di recente realizzazione si sovrappone a quella originale in roccia irregolare e copre, a partire dall’ingresso, circa i due terzi delle tre navate. <br> La chiesa è stata riportata all’originaria scansione in tre navate solo nel 1977. Nel XIX secolo la navata centrale e quella di sinistra furono scorporate dalla chiesa e profanate.<br> In tale occasione l’iconostasi della navata centrale fu smontata e rimontata per comporre le pareti di una cucina (‘focagna’) nella parte anteriore della navata sinistra. <br> La navata di destra, sopraelevata di un gradino rispetto alle altre due, è sempre rimasta aperta al culto. Questa navata era originariamente scandita in due ambienti, l’<em>aula</em> – destinata ad accogliere i fedeli – e il <em>vima</em> – la zona sacra accessibile solo ai sacerdoti. I due spazi erano separati dall’<em>iconostasi</em>. Verso la fine del Seicento, per esigenze di culto, si decise di murare il varco centrale dell’iconostasi e di realizzare un nuovo altare con la relativa nicchia. <br> In questa nicchia è posta la statua lapidea di <em>Santa</em> <em>Lucia</em> risalente al XVI secolo e riportata al suo originario splendore con i recenti lavori di restauro. In tale occasione sono stati inoltre messi in luce diversi affreschi: a destra dell’altare l’immagine di <em>Santa Caterina d’Alessandria</em> (1690); a sinistra <em>Santa Lucia </em>e <em>Sant’Agata </em>risalenti al XVI secolo. Al disopra di queste ultime si scorge il residuo di un affresco trecentesco con la <em>Conversione di Sant’Eustachio</em>, principale patrono della città di Matera. <br> Sulla parete destra della navata sono visibili diversi affreschi: l’<em>Incoronazione della Vergine Maria tra Santi</em>, nel registro inferiore, la <em>Deposizione dalla Croce </em>e <em>San Nicola vescovo </em>in quello superiore. Volgendo lo sguardo verso l’entrata, in corrispondenza dell’arco d’ingresso, è presente invece l’immagine di <em>San Leonardo</em>, mentre sul lato sinistro della navata, sul primo pilastro, si trova un’immagine cinquecentesca della <em>Madonna con il Bambino</em>.<br> Sempre sulla sinistra, nell’intradosso dei piedritti di ciascun arco, sono presenti diversi affreschi. Partendo dall’entrata sono presenti <em>San Benedetto</em> e <em>Santa Scolastica</em>, co-fondatori dell’ordine benedettino a cui apparteneva la chiesa, un <em>Santo vescovo</em>, <em>Santa Caterina d’Alessandria</em> e <em>San Vito</em>.<br> Anche le altre due navate presentano diversi affreschi.<br> La parete esterna della navata di sinistra è scandita, in alto, da otto nicchie molto slanciate terminanti con archi a tutto sesto e divise da colonne con capitelli trapezoidali. Due di esse sono affrescate con immagini della <em>Madonna</em> <em>che allatta</em>, attribuita a Rinaldo da Taranto, e di<em> San Michele Arcangelo</em> risalenti a un periodo compreso tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo. <br> Sul pilastro che divide la navata centrale da quella di sinistra, è visibile un <em>San Gregorio vescovo</em> anch’esso attribuito a Rinaldo da Taranto.<br> Nelle vicinanze dell’ingresso della navata centrale, sulla destra, è presente l’immagine affrescata di <em>San Giovanni Battista, </em>mentre sulla sinistra, sulla parete della ‘focagna’ (ex iconostasi), vi è l’immagine di Santa Caterina d’Alessandria.<br> Sugli ingressi della chiesa e dei locali adiacenti è presente un altorilievo raffigurante un calice sormontato da due occhi; si tratta dell’attributo iconografico che tradizionalmente appartine a Santa Lucia e che il monastero adottò come proprio emblema.<br> L’ingresso della navata destra della chiesa è abbellito da un semplice ma elegante portale a sesto acuto, realizzato in conci di tufo, mentre tutta la facciata è scandita da nicchie e finestrelle realizzate nel corso dei secoli per migliorare la luminosità degli interni e lo scambio di aria. <br> All’esterno della chiesa, sulla destra, una ripida scalinata conduce sul pianoro sovrastante l’ex complesso monastico, delimitato da un basso muretto che funge anche da coronamento superiore della facciata.<br> Su questo pianoro si estende una necropoli medievale che fa da “soffitto” agli ambienti monastici.</span></p>
-
15-01-Navata centrale
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
15-01-Navata centrale
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
-
15-02-Navata laterale [01]
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
15-02-Navata laterale [01]
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
-
15-04-Ossario
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
15-04-Ossario
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
-
15-03-Navata laterale [02]
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
15-03-Navata laterale [02]
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
-
15-05-Sagrato
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
15-05-Sagrato
(15-Santa Lucia alle Malve (fond. X-XI sec.))
-
16-Santa Maria de Idris (fond. XIV sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Il complesso rupestre del Monterrone ha origine nel XII secolo, dallo scavo dell’omonimo sperone roccioso di origine calcarea posto al centro del Sasso Caveoso, per la realizzazione della chiesa di San Giovanni. La grotta che costituiva in origine la sua area cimiteriale, divenne, nel corso del XIV secolo, la chiesa di Santa Maria de Idris. Le due chiese sono collegate da uno stretto varco realizzato nel 1804 per volontà della Confraternita di Santa Maria de Idris. <br> La chiesa è costituita da un’aula liturgica irregolare con una volta a botte tale da costituire un prolungamento della grotta; il piccolo vano a pianta quadrata che si apre sulla destra era la sagrestia della chiesa che nel complesso è larga circa 13 metri e lunga 7. Nell’antica sagrestia è presente un lavabo sacro decorato e, sulla parete opposta, un affresco raffigurante la <em>Crocifissione</em>. A lato dell’affresco, una piccola apertura sul muro a livello del pavimento lascia intravvedere una cisterna un tempo alimentata dall’acqua piovana convogliata dai tetti della chiesa. <br> Sulla parete di fondo dell’aula liturgica si trova un altare ottocentesco in blocchi di tufo e stucco, sovrastato da una nicchia con un affresco a tempera della <em>Vergine con il Bambino </em>del XVII secolo.<br> Ai piedi della Madonna sono raffigurate due “mezzine”, cioè due recipienti per la raccolta e la conservazione domestica dell’acqua. Proprio da queste mezzine, e dalla presenza delle cisterne deriva il nome della chiesa “Santa Maria de Idris” o “de Idria”.<br>Sulla parete a destra dell’altare sono visibili gli affreschi della <em>Conversione di Sant’Eustachio</em>, patrono di Matera, della <em>Natività</em> e un <em>Sant’Antonio da Padova, </em>del XVII secolo; sul fianco sinistro sono presenti una <em>Madonna Annunciata</em>, copia dell’immagine venerata nel santuario extraurbano di Santa Maria di Picciano, e un affresco raffigurante <em>San Michele Arcangelo</em>. <br> Sul lato sinistro dell’aula liturgica sono presenti due nicchie con due statue difficilmente riconoscibili; una di esse rappresenta <em>San Leonardo</em>. <br> La chiesa presenta i segni di atti vandalici perpetrati ovunque negli anni ‘70 del secolo scorso a seguito dello sfollamento dei rioni Sassi, sancito dalla Legge De Gasperi-Colombo del 1952.<br> A sinistra dell’altare un piccolo varco permette di accedere all’adiacente chiesa di San Giovanni in Monterrone, sopraelevata di tre gradini. <br> La facciata di Santa Maria de Idris risale al XV secolo e fu realizzata insieme a buona parte della volta a seguito di un crollo dell’antica grotta. Presenta due salienti e un campanile a vela a due fornici utili per l’alloggio delle campane. Il portale di accesso, costituito da una porta squadrata posta al centro della facciata, è rialzato su tre gradini ed è sormontato da un arco e da una piccola finestra con arco a tutto sesto.</span></p>
-
16-01-Sagrato
(16-Santa Maria de Idris (fond. XIV sec.))
16-01-Sagrato
(16-Santa Maria de Idris (fond. XIV sec.))
-
16-02-Ingresso
(16-Santa Maria de Idris (fond. XIV sec.))
16-02-Ingresso
(16-Santa Maria de Idris (fond. XIV sec.))
-
17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Tradizionalmente considerata chiesa parrocchiale, San Giovanni in Monterrone ha conservato buona parte dell’impianto originario del XII secolo. Percorso l’irregolare corridoio di collegamento con la chiesa di Santa Maria de Idris, si giunge nell’aula liturgica vera e propria, che mostra il presbiterio a sinistra, rialzato di un gradino, dove sono evidenti alcune pietre di spoglio appartenenti agli originari arredi liturgici. Dal lato opposto al presbiterio si trova l’originario accesso alla chiesa. <br> Numerosi, e di grande valore storico-artistico, sono gli affreschi che decorano le pareti della chiesa, per lo più realizzati tra il XII ed il XIII secolo. <br> Ponendoci con la porta della chiesa alle spalle troviamo, sulla parete destra, gli affreschi palinsesti, cioè sovrapposti, di <em>Sant’Andrea </em>e di una <em>Madonna con il Bambino</em>; di Sant’Andrea sopravvive solo il volto. Proseguendo lungo la stessa parete si trovano altri due pannelli affrescati raffiguranti un <em>giovane Santo</em> e un <em>San Girolamo</em>. <br> Proseguendo, entro una profonda nicchia ricavata sempre sul fianco destro della chiesa, si conservano, gli affreschi trecenteschi di <em>San Giacomo maggiore</em> e <em>San Pietro apostolo</em>; di fronte a questi si trova l’<em>Annunciazione</em> sormontata dal <em>Battesimo di Cristo nel Giordano</em>. Superata la nicchia si intravede ciò che resta di un affresco raffigurante la <em>Conversione di Sant’Eustachio</em> purtroppo deturpato con la realizzazione di un’antica porta oggi murata. <br> Sempre dando le spalle all’ingresso della chiesa ma sul lato sinistro, è possibile osservare un’altra sequenza di affreschi di diversa datazione, purtroppo non totalmente integra ma di un certo rilievo storico-artistico. Il primo raffigura <em>San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista</em> e gli altri la <em>Mater Domini</em>, i <em>Santi</em> <em>Pietro e Paolo</em> e <em>San Nicola</em>. Questi ultimi tre affreschi si trovano al di sopra del varco che conduce nella chiesa di Santa Maria de Idris, deturparti in occasione dell’allargamento del corridoio di collegamento lungo il quale sono visibili ulteriori immagini. Lungo la parete destra, sul muro di fondo, si possono osservare <em>Sant’Onofrio</em> e un <em>giovane Santo</em>; proseguendo, il bellissimo volto di un <em>Santo ignoto</em> e un <em>Cristo Pantocratore</em>. Sulla parete opposta, cioè lungo il lato sinistro del corridoio, sono presenti gli affreschi di <em>San Michele Arcangelo</em> e <em>San Nicola</em>. <br> L’ingresso di San Giovanni in Monterrone si apre su un sagrato pavimentato venutosi a creare con il crollo della parte anteriore della chiesa avvenuto presumibilmente tra XVI e XVII secolo. Lo spiazzo regala all’ospite una suggestiva vista sui Sassi, aprendosi per uno spazio che va dal rione Casalnuovo, al Sasso Caveoso, al rione Civita, dandogli la possibilità di percorrere quasi interamente il perimetro del complesso del Monterrone osservando il panorama della Gravina e della Murgia. <br> Il complesso rupestre del Monterrone si presenta all’esterno come un luogo di culto dall’aspetto originale e suggestivo che infonde un’aria di sacralità alla splendida visuale circostante. <br> Su tutto domina il grande sperone roccioso del Monterrone sul quale è presente una croce di ferro risistemata l’ultima volta dal maestro Cosimo Losito nel 1937.<br> Il prospetto della chiesa fu realizzato nel 1804: presenta una semplice porta di accesso sormontata da una finestrella. Fino a qualche decennio fa, sulla sinistra della porta, si apriva un’ampia finestra munita di grata e sulla destra un lungo camino. Di questi elementi, ad un’osservazione attenta, si scorgono ancora le tracce.</span></p>
-
17-01-Sagrato vista laterale
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
17-01-Sagrato vista laterale
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
-
17-02-Vista [01]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
17-02-Vista [01]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
-
17-03-Vista [02]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
17-03-Vista [02]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
-
17-04-Vista [03]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
17-04-Vista [03]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
-
17-05-Vista [04]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
17-05-Vista [04]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
-
17-06-Vista [05]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
17-06-Vista [05]
(17-San Giovanni in Monterrone (fond. XII sec.))
-
18-Santa Maria delle Grazie o Sant’Agostino (fond. 1592)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Il complesso agostiniano di Santa Maria delle Grazie, meglio conosciuta dalla comunità materana come Sant’Agostino, fu realizzato a partire dal 1592 con la cessione all’Ordine di Sant’Agostino della chiesa rupestre di San Giuliano o Santa Maria delle Grazie da parte del Capitolo di San Pietro Barisano. <br> Non si conosce compiutamente la consistenza edilizia del complesso al termine dei lavori di costruzione. I recenti lavori di restauro hanno evidenziato, al di sotto del pavimento della navata della chiesa, le fondazioni della facciata originaria della chiesa, avanzata e ricostruita nella posizione attuale nel XVIII sec. <br> Realizzato un primo nucleo alla fine del Cinquecento, gli edifici conventuali furono ampliati realizzando il classico impianto conventuale a pianta quadrangolare con chiostro centrale. Ad una seconda fase è riconducibile una nuova scalinata adiacente al portale di accesso sul quale è incisa la data 1658. <br> Il XVIII secolo rappresenta il periodo di maggior espansione del complesso agostiniano. Il fermento edilizio, qui come altrove, fu essenzialmente legato al nuovo ruolo di Capoluogo della Basilicata assunto dalla città a partire dal 1663 e dall’importanza, soprattutto economica, assunta dall’ente in quegli anni. <br> Tra il 1735 e il 1750, dopo i danni provocati dal terremoto del 1734, la chiesa fu ricostruita ex novo e dotata di nuove e moderne suppellettili liturgiche. In questa fase furono ricollocate, in posizioni chiaramente differenti, le opere di maggior rilievo commissionate nei secoli precedenti. <br> Soppresso il convento con le leggi eversive, gli immobili furono trasferiti in proprietà al Demanio dello Stato. Nel 1876 l’ex convento divenne una caserma e destinato alla XII Compagnia di Fanteria. Parte del corpo seicentesco dell’edificio venne concessa all’Autorità Ecclesiastica insieme con la chiesa. </span></p>
-
18-01-Sant'Agostino
(18-Santa Maria delle Grazie o Sant’Agostino (fond. 1592))
18-01-Sant'Agostino
(18-Santa Maria delle Grazie o Sant’Agostino (fond. 1592))
-
18-02-Cripta San Giuliano [01]
(18-Santa Maria delle Grazie o Sant’Agostino (fond. 1592))
18-02-Cripta San Giuliano [01]
(18-Santa Maria delle Grazie o Sant’Agostino (fond. 1592))
-
18-03-Cripta San Giuliano [02]
(18-Santa Maria delle Grazie o Sant’Agostino (fond. 1592))
18-03-Cripta San Giuliano [02]
(18-Santa Maria delle Grazie o Sant’Agostino (fond. 1592))
-
19-Cappuccino vecchio (fond. XIII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>La chiesa rupestre medievale detta del ‘Cappuccino vecchio’, si articola in due navate parallele con un vestibolo anteriore in parte crollato. Non presenta superfici affrescate o tracce di affresco ma un’architettura particolarmente interessante. <br> Di proprietà privata fino alla seconde metà del secolo corso, fu donata insieme alla proprietà sovrastante alla Parrocchia di San Rocco in Matera. </span></p>
-
19-01-Cappuccino Vecchio
(19-Cappuccino vecchio (fond. XIII sec.) )
19-01-Cappuccino Vecchio
(19-Cappuccino vecchio (fond. XIII sec.) )
-
20-Mater Domini (fond. XVII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>La chiesetta della «Mater Domini» è strettamente legata all’origine e alle vicende del sottostante complesso ipogeo dello Spirito Santo risalente all’VIII-IX sec. Un Annalista Salernitano conferma le antiche origini del luogo di culto riportando la notizia del passaggio alle dipendenze del monastero di san Benedetto di Salerno, nel 914.<br> Ai benedettini subentrarono i Cavalieri Gerosolimitani, detti poi di Malta, che incorporarono il complesso nella Commenda materana di Santa Maria di Picciano. <br> Dell’antico cenobio è stata di recente rimessa in luce una chiesa a tre navate, le cui volte a crociera e la cui facciata mancano perché distrutte durante l’interramento ottocentesco del Fondaco di mezzo, zona ipogea destinata a mercato. Il resto della chiesa pur avendo subito alterazioni per il prolungato uso ad abitazione, almeno a partire dalla seconda metà del ‘700, ha conservato, oltre alla navata centrale con l’abside semicircolare, le due navate laterali. Di queste, certamente la più interessante è la destra che, in contrasto con la semplicità della sinistra, ha forma quadrata e finta crociera a “costoloni” intagliati nel tufo; a destra un’abside preceduta da un arco a tutto sesto, realizzato in conci di tufo, finemente decorato.<br> Rimossa lo scialbo, sono venute alle luce pitture murali riferibili a varie epoche; nella navata di sinistra ci sono affreschi poco leggibili, mentre nella destra e negli ambienti contigui sono affiorati dipinti, di cui alcuni ben leggibili e di buona fattura.<br> Nel 1643, su iniziativa del commendatore Fra Silvo Zurla, nativo di Crema, la chiesa – intitolata alla Mater Domini – venne restaurata, ampliata nella parte antistante con volte a crociera costruite in blocchetti di tufo, e arricchita di una nuova facciata. Di tali lavori è possibile una precisa ricostruzione grazie ai ritrovamenti, avvenuti in occasione dei lavori di scavo degli anni ’90 su piazza Vittorio Veneto, di pezzi del portale, stemmi e decorazioni del cornicione e attraverso le citazioni degli storici locali nonchè uno schizzo di fine ‘600. Proprio dal disegno si rileva un campanile a vela che qualche decennio più tardi sarà inglobato nell’attuale chiesa della Mater Domini. <br> Sulla facciata dell’antica chiesa, accanto al bassorilievo della Madonna con il Bambino, ricollocato successivamente sulla porta dell’attuale chiesa, era murata la seguente iscrizione: «ASTRA GERENTIS, PONTVS REFRENANTIS ET ORBEM / HIC MATER DOMINI COELICA FACTA GERIT. / HINC GRESSVM CLAVDIS, HINC SVRDIS PRAEBET ET AVRES, / HINC VISIM, PERDITA MEMBRA VIRIS. / CORPORA PERVERSO VEXATA A DAEMONE CVRAT, / ET CVNCTOS AEGROS; OMNIA MIRA FECIT».<br>La monca data 17…, incisa sulla croce di tufo posta sopra il timpano, dimostra come la realizzazione della chiesa risalga al XVIII secolo in sostituzione della fatiscente chiesa ipogea sottostante.<br> Dal punto di vista artistico, di notevole interesse è il complesso scultoreo dell’<em>Annunciazione</em> attribuito al materano Altobello Persio. </span></p>
-
20-02-Mater Domini [02]
(20-Mater Domini (fond. XVII sec.))
20-02-Mater Domini [02]
(20-Mater Domini (fond. XVII sec.))
-
20-03-Navata
(20-Mater Domini (fond. XVII sec.))
20-03-Navata
(20-Mater Domini (fond. XVII sec.))
-
20-01-Mater Domini [01]
(20-Mater Domini (fond. XVII sec.))
20-01-Mater Domini [01]
(20-Mater Domini (fond. XVII sec.))
-
21-Madonna delle Virtù nuova (fond. 1895-1900)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Situata nel Sasso Barisano e precisamente nel Rione Vetere, la chiesa di Madonna delle Virtù nuova fu costruita verso la fine del XIX secolo durante l’episcopato di Mons Diomede Falconio (1895-1899), Arcivescovo di Acerenza e Matera. La realizzazione dell’edificio si rese necessaria allorché la duecentesca chiesa rupestre di Madonna delle Virtù, situata nel Rione Civita e attualmente utilizzata dal Circolo “La Scaletta” come sede per le grandi mostre di scultura contemporanea, a causa dell’eccessiva umidità degli ambienti, fu ritenuta inadatta al culto. <br> La facciata, dalle linee molto semplici, presenta un bassorilievo della <em>Madonna con il Bambino</em> detta <em>delle Virtù</em> , accompagnata dall’iscrizione “A divozione del popolo”, e un semplice rosone circolare sul portale di accesso. Ai lati dell’ingresso entro due nicchie, le statue di <em>San Michele Arcangelo</em> (a sinistra guardando il portale) e <em>San Leonardo</em> (a destra).<br> Nella parte terminale della chiesa trova posta il piccolo campanile con le due campane di fine ‘800.<br> L’interno, a navata unica, presenta un altare maggiore in marmo bianco, realizzato nella prima metà del ‘900 e una seicentesca alzata in tufo proveniente dall’ex chiesa di Gesù Flagellato. Al centro dell’alzata il mosaico della <em>Madonna con il Bambino</em> (<em>Madonna delle Virtù</em>) con accanto le tele di <em>Sant’Alfonso Maria de Liguori</em> e <em>San Bernardo da Chiaravalle</em> (II metà XX sec.), firmate dall’artista materano Francesco Pentasuglia.<br> La portella della custodia del SS. Sacramento, il Crocifisso e i candelieri dell’altare, tutti in ottone, risalgono anch’essi alla fine dell’800. <br> A sinistra dell’ingresso, entro una nicchia ricavata nella muratura, si trova la piccola statua di <em>San Brunone</em>; a seguire, entro un armadio, la statua ottocentesca della <em>Madonna delle Virtù</em> e l’immagine della <em>Madonna dei Sette Dolori</em>, opera del 1902 firmata dall’artista Michele Amorosi, in origine collocata sull’altare dell’omonima e distrutta chiesa nella vicina via Fiorentini.<br> In controfacciata trova posto un grande armadio ligneo utilizzato per conservare i parametri e i vasi sacri.<br> Le quattro finestre della parte superiore della chiesa sono decorate con moderne vetrate con i simboli delle quattro <em>virtù cardinali</em>, fondamenta di una vita dedicata al bene: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. La vetrata del piccolo rosone della facciata è decorata invece con i simboli delle tre <em>virtù teologali</em>: fede, speranza e carità. </span></p>
-
21-01- Navata
(21-Madonna delle Virtù nuova (fond. 1895-1900))
21-01- Navata
(21-Madonna delle Virtù nuova (fond. 1895-1900))
-
22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Precedentemente intitolata alle Anime del Purgatorio, la chiesa assunse l’attuale denominazione nel 1716 allorché la comunità femminile che qui era stata trasferita dagli arcivescovi materani entrò a far parte dell’Ordine delle Clarisse. <br> La costruzione dell’intero complesso, edificato per volontà dell’Arcivescovo Antonio de Los Ryos e destinato ad ospedale per i sacerdoti, risale al periodo compreso tra il 1678 e il 1702.<br> Ignoti sono i nomi del progettista e degli autori delle decorazioni del prospetto. Quest’ultimo si caratterizza per la presenza di tre statue in calcarenite raffiguranti la <em>Madonna del Carmine</em>, <em>Sant’Anna</em> e <em>San</em> <em>Gioacchino</em>. Sul grande lunotto, costruito in sostituzione di due finestre oggi murate, vi è l’immagine dell’<em>Eterno Padre</em> racchiuso in una nicchia con ornamenti vegetali. <br> È a una sola navata con volte a botte; termina con un arco trionfale a sesto acuto. Procedendo dall’ingresso verso il presbiterio sono presenti, a destra:<br> acquasantiera (XVIII sec.);<br> statua “vestita” della <em>Madonna del Carmine</em> (XIX sec.);<br> altare in legno dorato con tela di autore ignoto raffigurante <em>Sant’Anna, San Gioacchino e Maria Bambina</em> (XVIII sec.) e cimasa con tela raffigurante la <em>Gesù nell’orto degli ulivi</em>, attribuita a Paolo De Majo (XVIII sec.);<br> altare in legno dorato con tela di autore ignoto raffigurante la <em>Presentazione di Gesù al tempio</em> (XVIII sec.), attribuito ad un seguace di Sebastiano Conca, e cimasa con tela del <em>Noli me tangere</em>, attribuita a Paolo De Majo (XVIII sec.);<br> Inoltre, a sinistra:<br> acquasantiera (XVIII sec.);<br> statua lignea di <em>S. Francesco Saverio</em> (XVIII sec.);<br> altare in legno dorato con tela di autore ignoto raffigurante <em>San Michele Arcangelo</em> (XVIII sec.) e cimasa con tela raffigurante la <em>Flagellazione di Cristo</em>, attribuita a Paolo De Majo (XVIII sec.);<br> altare in legno dorato con tela di autore ignoto raffigurante l’<em>Immacolata</em> (XVIII sec.) e cimasa con tela raffigurante <em>Cristo</em> <em>deriso</em>, attribuita a Paolo De Majo (XVIII sec.);<br> Sull’altare maggiore sono collocate la tela della <em>Madonna del Rosario con i Santi Chiara e Francesco </em>(XVIII sec.) e le due tavole dipinte con <em>Sant’Agnese d’Assisi</em> e <em>Santa Rosa da Viterbo</em> (XVIII sec.), tutte opere di ignoto autore. Sulle pareti, rispettivamente destra e sinistra, sono presenti due tele raffiguranti la <em>Vergine con le anime del Purgatorio</em> con ritratto del committente (1692) e l’<em>Immacolata “Signum magnum” </em>(XVIII sec.).<br> Il pulpito, in legno intarsiato e dorato, è abbellito da specchiature attribuite a Paolo De Majo con raffigurazioni di Sante Clarisse; sul fondale è raffigurato <em>San Tommaso d’Aquino</em>. <br> Nelle vicinanze dello stesso pulpito, entro una nicchia, è presente una statua del <em>Bambin Gesù</em> (XVIII sec.) tradizionalmente portata presso le famiglie a conforto degli ammalati. </span></p>
-
22-01-Altare
(22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.))
22-01-Altare
(22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.))
-
22-02-Navata
(22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.))
22-02-Navata
(22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.))
-
22-03-Coro delle Suore
(22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.))
22-03-Coro delle Suore
(22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.))
-
22-04-Terrazzo
(22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.))
22-04-Terrazzo
(22-Santa Chiara (fond. II metà XVII sec.))
-
23-San Rocco all’Ospedale (fond. XIV sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Edificata insieme ad un ospedale ai tempi della peste nera descritta da Boccaccio nel <em>Decamerone</em>, la struttura originaria della chiesa di san Rocco è del tutto irriconoscibile. A metà del ‘500 la chiesa subì un primo ed importante restauro a causa delle lesioni che ne compromettevano la staticità. Il 23 ottobre 1604, a seguito della convenzione sottoscritta con l’Amministrazione cittadina, il complesso passò ai Padri Francescani Riformati che vi dimorarono fino all’avvento dell’Unità d’Italia. Nei venti anni che seguirono l’arrivo dei Riformati la chiesa venne ampliata con l’aggiunta della navatella laterale in cui furono realizzate ulteriori cappelle. Oltre al maggiore, in marmo, realizzato a metà del ‘900 e già patronato della nobile famiglia D’Afflitto, ci sono altri nove altari un tempo appartenenti a famiglie nobili o notabili della città. <br> Nella navata principale, partendo dalla porta d’ingresso, si trovano le cappelle:<br> della Madonna degli Angeli (famiglia De Miccolis) con una tela della <em>Porziuncola</em> di autore ignoto del XVII sec.;<br> dell’<em>Immacolata</em> (famiglia Appio) con tela firmata da fra Giacomo di San Vito dei Normanni del 1661;<br> di San Rocco e San Pietro d’Alcantara (famiglia Gattini) con tela raffigurante <em>San Pietro d’Alcantara</em>, opera di fra Giacomo di San Vito dei Normanni;<br> dell’<em>Annunciazione</em> con tela del pittore materano Giovanni Donato Oppido. <br> Nella navata laterale trovano posto gli altari di:<br> San Antonio da Padova (famiglia Copeta) con statua del santo del XX sec.;<br> Sant’Anna (famiglia Venusio) con statua del XX sec. e che sostituisce la più antica cappella di San Michele;<br> Santissimo Crocifisso (famiglia Padula) con <em>Crocifisso</em> ligneo attribuito a fra Umile da Pietralia;<br> San Pasquale Baylon, San Rocco e San Michele Arcangelo con le statue settecentesche dei tre santi.<br> In fondo la tela seicentesca del <em>Santissimo Crocifisso detto di Salomeo</em>, commissionata, come ricorda l’iscrizione nella parte bassa, dal nobile Donato Gattini. <br> Nella sacrestia una stupenda maiolica del Santissimo Sacramento del ‘600. </span></p>
-
23-01-Navata
(23-San Rocco all’Ospedale (fond. XIV sec.))
23-01-Navata
(23-San Rocco all’Ospedale (fond. XIV sec.))
-
23-02-Terrazzo
(23-San Rocco all’Ospedale (fond. XIV sec.))
23-02-Terrazzo
(23-San Rocco all’Ospedale (fond. XIV sec.))
-
24-Madonna delle Vergini (fond. XIII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>In contrada Murgecchia, in agro di Matera, scendendo alcuni gradini tagliati nella roccia in un tratto evidenziato da uno spiazzo alberato si trova l’antica chiesa rupestre della Madonna delle Vergini, chiamata nel XVI sec., Santa Maria ‘masulo’.<br>In questa chiesa, ancora officiata, rinnovando un’antica tradizione, nell’ultima domenica di maggio numerosi fedeli partecipano alla celebrazione della messa e alla processione con l’immagine della Madonna delle Vergini, realizzata nel XIX sec. dall’artista materano <strong>Pasquale Calabrese</strong>, più noto come <strong>Fra Angelico</strong>. <br> La facciata, costruita in conci di tufo e risalente al secolo XVIII, presenta un timpano ricostruito qualche decennio addietro dall’artista e restauratore materano Roberto Di Trani e per devozione del Commendatore Francesco Porcari. Nella nicchia centrale è stata ricollocata una statuetta in cartapesta della Madonna con il Bambino, opera di Francesco Pentasuglia. Al sommo della facciata, sulla destra, si scorgono le tracce di un piccolo campanile ad un fornice distrutto durante l’ultimo conflitto mondiale.<br> L’interno, a navata unica, mostra i segni delle continue ristrutturazioni, che hanno, in parte, alterato l’originaria struttura ipogea privandolo degli affreschi più antichi.<br> L’altare centrale, in tufo e gesso dipinti, presenta al centro un’edicola con l’immagine della Madonna delle Vergini di autore ignoto.<br> Il pavimento, in mattoni di cotto sistemati a spina di pesce è diviso al centro da una fila di mattonelle maiolicate laertine, che partendo dall’ingresso, giunge al centro dell’altare.<br> Nella parete di sinistra si apre un breve cunicolo, scavato nella roccia, che immette in una cavità quadrata corredata da nicchia e croce martellata.</span></p>
-
24-01-Navata
(24-Madonna delle Vergini (fond. XIII sec.))
24-01-Navata
(24-Madonna delle Vergini (fond. XIII sec.))
-
24-02-Esterno
(24-Madonna delle Vergini (fond. XIII sec.))
24-02-Esterno
(24-Madonna delle Vergini (fond. XIII sec.))
-
25-Madonna della Scordata o dei Derelitti (fond. XIII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>La chiesa rupestre della Madonna ‘della Scordata’, italianizzata nel XIX sec. in Madonna dei Derelitti, si trova a breve distanza dalla Madonna delle Vergini. Ha un’origine medievale e dall’epoca della sua escavazione e sino al XVIII sec. mantenne la sua originaria dedicazione: San Nicola alla Murgia dell’Amendola. <br> La facciata della chiesa, in muratura, dai semplici tratti, ha un ingresso protetto da una inferriata che consente ai visitatori di osservare l’interno della chiesa in ogni momento. <br> All’interno sono presenti due epigrafi che ricordano o sono legate ai lavori di ‘restauro’ della chiesa nel 1866: «Sacellum hoc / Beate Mariae Virginis derelictorum / aerectum et ristauratum fuit / anno 1866, opera et cura assumptus / Reverendi Domini Michaelis Virgintino /»; «Benedetta sia la Santa Immacolata / Concezione delle Beata Vergine Maria, / Voi siete stata immacolata Vergine Maria ne / Vostro Concepimento: prega per noi Dio / Padre di cui hai partorito suo Figlio, Concepito dallo Spirito Santo. / Cento giorni di indulgenza chi recita / questa preghiera / 1866 /». <br>L’interno della chiesa, a pianta rettangolare, ha un pavimento realizzato in mattoni in cotto, con al centro una fila di mattonelle maiolicate laertine, con una impostazione simile a quella del pavimento di Madonna delle Vergini. Sull’altare al centro della navata si trova un’immagine della Madonna di recente realizzazione (XIX sec.). <br> Lungo la parete destra è presente un secondo altare sul quale, fino ad una ventina di anni fa, era venerato un <em>Crocifisso</em> ligneo cinquecentesco, già custodito nella chiesa del convento di Sant’Agostino, qui collocato da Padre Michele Virgintino. Attualmente la pregevole opera, opportunamente restaurata, è stata collocata sull’altare maggiore della chiesa materana di San Giovanni Battista. Sulla parete sinistra tra le tracce di affresco è evidente l’immagine di San Nicola a cui la chiesa era originariamente dedicata. </span></p>
-
25-Esterno
(25-Madonna della Scordata o dei Derelitti (fond. XIII sec.))
25-Esterno
(25-Madonna della Scordata o dei Derelitti (fond. XIII sec.))
-
26-Cristo alla Gravinella (fond. XVI sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>La chiesa rupestre del Santissimo Crocifisso e meglio conosciuta come ‘Cristo alla Gravinella’, con un chiaro riferimento alla sua collocazione, è circondata da diverse grotte e colombaie. Proprietà della famiglia Capuano fu venduta il 18 agosto del 1928 alla Confraternita di Gesù Flagellato, attuale proprietari del bene. <br> La chiesa, scavata con altra dedicazione nel XVI secolo, fu ingrandita con avancorpi in muratura nei primi decenni del XVIII secolo; la facciata a timpano riporta la data ‘1722’.<br>L’accesso alla chiesa è reso possibile da una serie di gradini scavati nella calcarenite che consente a fedeli e visitatori di raggiungere il fondo della Gravinella dal pianoro sovrastante. <br> L’interno, articolato in due navate, presenta un vestibolo con volta a botte realizzato per dare una nuova e regolare impostazione alla chiesa. La navata destra, che costituisce il nucleo originario risalente al XVI secolo, presente un solo altare sormontato da un affresco settecentesco della<em> Crocifissione</em>. Sulla volta, circoscritta con cornici affrescate, sono rappresentati, in quattro medaglioni, i Santi Evangelisti: <em>San Matteo</em>, <em>San Luca</em>, <em>San Marco</em> e <em>San Giovanni</em>.<br> Ai lati dell’altare sono affrescati i <em>Santi Pietro e Paolo</em>; lungo la parete destra sono visibili le immagini di <em>Sant’Antonio da Padova</em>, <em>San Michele Arcangelo</em>, <em>San Sebastiano</em>, la <em>Madonna delle Grazie</em> con le anime purganti nel registro inferiore e <em>San Rocco</em>; lungo la parete destra, violata dalla realizzazione di una porta, si osservano gli affreschi della <em>Conversione di Sant’Eustachio</em> (solo in parte), un’<em>Annunciazione</em> e <em>San</em> <em>Leonardo</em>. <br> Sul setto murario interposto tra le navate è visibile una pittura settecentesca raffigurante <em>San Desiderio</em>.<br> La navata sinistra, sulla cui parete è addossato l’altare, mostra resti di affreschi deteriorati nel tempo dall’umidità. <br> Per molti materani la chiesa rappresenta, ancora oggi, un luogo di pellegrinaggio nei venerdì di Quaresima e nel giorno della festa dell’Esaltazione della Croce. </span></p>
-
26-01-Navata
(26-Cristo alla Gravinella (fond. XVI sec.))
26-01-Navata
(26-Cristo alla Gravinella (fond. XVI sec.))
-
26-02-Navata Laterale
(26-Cristo alla Gravinella (fond. XVI sec.))
26-02-Navata Laterale
(26-Cristo alla Gravinella (fond. XVI sec.))
-
27-Episcopio
-
27-01-Sala Degli Stemmi
(27-Episcopio)
27-01-Sala Degli Stemmi
(27-Episcopio)
-
27-02-Sala dei Vescovi
(27-Episcopio)
27-02-Sala dei Vescovi
(27-Episcopio)
-
27-03-Cappella Vescovile
(27-Episcopio)
27-03-Cappella Vescovile
(27-Episcopio)
-
27-04-Sala del Crocifisso
(27-Episcopio)
27-04-Sala del Crocifisso
(27-Episcopio)
-
27-05-Gradinata d'Onore
(27-Episcopio)
27-05-Gradinata d'Onore
(27-Episcopio)
-
27-06-Anticamera Vescovo
(27-Episcopio)
27-06-Anticamera Vescovo
(27-Episcopio)
-
27-12-vista dal cornicione
(27-Episcopio)
27-12-vista dal cornicione
(27-Episcopio)
-
27-07-Studio del Vescovo
(27-Episcopio)
27-07-Studio del Vescovo
(27-Episcopio)
-
28-San Vincenzo de Paoli (borgo La Martella) (fond. 1952)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Progettata nel 1952 dall’architetto Ludovico Quartoni, la chiesa fu costruita a seguito della sfollamento degli antichi Rioni Sassi in concomitanza con la realizzazione del borgo rurale ‘La Martella’. Fu consacrata dall’Arcivescovo di Matera, Mons Giacomo Palombella, il 18 settembre 1955.<br> All’interno della chiesa sono custodite opere di Giorgio Quaroni, Enrico Castelli, Pietro e Andrea Cascella. </span></p>
-
28-01-Navata
(28-San Vincenzo de Paoli (borgo La Martella) (fond. 1952))
28-01-Navata
(28-San Vincenzo de Paoli (borgo La Martella) (fond. 1952))
-
29-Santissimo Salvatore (borgo Timmari) (fond. XIII sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>La chiesa del Santissimo Salvatore sul colle Timmari fu edificata nel medioevo insieme ad un monastero benedettino. I materiali utilizzati per la costruzione delle murature sono per lo più pietre di spoglio di monumenti più antichi, risalenti soprattutto al periodo magnogreco. <br> La facciata dalla fronte ribassata, sormontata al centro da un piccolo campanile a vela, è provvista di un portale a sesto acuto e da una singolare finestra a forma di croce. <br> L’analisi delle murature evidenzia una struttura complessa distrutta a più riprese dai crolli. Nella parte terminale, addossata all’abside, sopravvivono le tracce di un antico campanile. <br> Sul lato meridionale della chiesa si trova un grande ambiente con volta a botte ricostruito di recente. <br> L’interno, costituito da una navata longitudinale con abside verso est, si articola in due campate. Il piano di campagna si trova ad una quota inferiore rispetto al sagrato ed è pavimentato con mattoni in cotto. Al centro, su una lunga fila di ceramica, è riportato il brano della ‘canzone di Timmari’, cantata dai pellegrini che raggiungevano la chiesa nel giorno della festa del Santissimo Salvatore. <br> Il fondo della navata, costituito da un ampio abside, è illuminato da una piccola finestrella al centro del catino abbellito dalla presenza di un affresco raffigurante Cristo seduto sulle nubi, attorniato da San Michele Arcangelo e San Giovanni Battista. <br> A sinistra dell’abside è presente una pittura piuttosto rudimentale raffigurante l’<em>Angelo Custode</em> mentre lungo tutta la parete sinistra si riconoscono, in alcuni lacerti, scene della vita di San Nicola. </span></p>
-
29-01-Navata
(29-Santissimo Salvatore (borgo Timmari) (fond. XIII sec.))
29-01-Navata
(29-Santissimo Salvatore (borgo Timmari) (fond. XIII sec.))
-
29-02-esterno
(29-Santissimo Salvatore (borgo Timmari) (fond. XIII sec.))
29-02-esterno
(29-Santissimo Salvatore (borgo Timmari) (fond. XIII sec.))
-
30-Cappella della Madonna di Costantinopoli (fond. XV sec.)
<p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>Questa cappella fu costruita nel XV sec. dai confratelli della Confraternita del Santissimo Sacramento nell’ambito del ‘cimitero’ della Cattedrale. Al suo interno resta un solo altare la cui alzata è databile al XVI sec. L’antica mensa fu sostituita dall’attuale, più volte rimaneggiata, nel 1718, anno in cui il sodalizio commissionò anche la realizzazione degli stucchi delle volte. <br> Al centro dell’alzata è collocato un bassorilievo della <em>Madonna con il Bambino</em>, scolpito unitamente alla statua del <em>Cristo Risorto</em> (1540) inserita nella nicchia sovrastante e al gruppo dell’<em>Annunciazione</em>, dallo scultore Altobello Persio da Montescaglioso. </span></p>
-
30-01-Navata
(30-Cappella della Madonna di Costantinopoli (fond. XV sec.))
30-01-Navata
(30-Cappella della Madonna di Costantinopoli (fond. XV sec.))
-
31-Santuario di Santa Lucia alla Fontana (fond. XIII sec.)
<a href="https://www.wikimatera.it/wp-content/uploads/2015/08/chiesa_santa_lucia_sant_agata_alla_fontana_matera_5.jpg" style="box-sizing: border-box; color: rgb(66, 139, 202); font-size: 14px; orphans: 2; text-decoration: none; background-image: none; background-attachment: scroll; background-size: auto; background-origin: padding-box; background-clip: border-box; background-position: 0% 0%; background-repeat: repeat;"></a><p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p><span>La chiesa, annessa alla terza e ultima sede della comunità monastica delle benedettine di Santa Lucia e Sant’Agata, fu realizzata da maestranze locale negli ultimi anni del XVIII sec. <br> Un’ampia scalinata precede l’ingresso dalla chiesa la cui facciata, sobria ed elegante, è contenuta tra gli edifici circostanti. Il portale, rettilineo e incorniciato, è sormontato da una piccola nicchia con la statua di San Benedetto, fondatore dell’Ordine di appartenenza delle monache. <br> L’interno, a navata unica e suddiviso in quattro campate con volte a vela, è scandito a destra e a sinistra da ampie e semplici cappelle realizzate mediante alti e profondi arconi sormontati, sul solo lato destro, da un matroneo utilizzato dalle monache per assistere alle celebrazioni liturgiche. <br> L’altare a sinistra, in prossimità dell’ingresso, è sormontato da una statua marmorea del <em>Cuore di Gesù </em>del XX sec. Nella seconda campata, nelle due cappelle laterali rispettivamente a sinistra e a destra, sono presenti le tele commissionate da Suor Maria Amata Morelli negli ultimi anni del Settecento raffiguranti la <em>Madonna del Bambino, San Giovannino e Santa Elisabetta</em> e il <em>Martirio di Santa Lucia</em>. I due quadri sovrastano le statue di <em>San Giuseppe</em> e <em>San Giovanni XXIII</em>. Nella cappelle della terza campata, entro due nicchie, sono collocate le statue della <em>Madonna del Santissimo Sacramento</em>, a sinistra, e di <em>Santa Lucia</em>, a destra. <br> La ridefinizione della parte terminale della chiesa e dell’altare maggiore, voluta dall’Arcivescovo Anselmo Pecci nella prima metà del XX sec., richiese un ampliamento mediante l’abbattimento di alcuni ambienti di pertinenza del monastero. <br> Nel mese di febbraio 2020 Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo di Matera-Irsina, ha elevato la chiesa a Santuario Diocesano dell’Eucaristia. </span></p>
-
31-01-Navata
(31-Santuario di Santa Lucia alla Fontana (fond. XIII sec.))
31-01-Navata
(31-Santuario di Santa Lucia alla Fontana (fond. XIII sec.))
-
32-Santa Maria della Croce detta ‘la scordata’ (fond. 1779)
<p><span>Situata alla periferia della città antica, nell’ambito di una ‘cereria’, cioè di una struttura deputata alla produzione di cera, la chiesa della Madonna della Croce detta la “Scordata”, fu realizzata dalla famiglia Casalino nel 1779. Sullo stesso portale si legge “Qui non si gode asilo”, un chiaro rimando all’impossibilità di godere dell’immunità in questo luogo. <br> La facciata, scandita da quattro paraste, richiama in tratti essenziali altre chiese settecentesche della città come il Purgatorio e sant’Agostino. <br> L’interno presenta un solo altare, settecentesco, sormontato da una tela firmata del pittore materano Nunzio Nicola Bonamassa, datata 1778, e raffigurante l’<em>Addolorata con i simboli della Passione</em>.<br><a name="_gjdgxs" id="_gjdgxs"></a>La volta affrescata presenta al centro l’Eucaristia circondata dai simboli dei quattro evangelisti, cui fanno riferimento le iscrizioni riportate all’interno di ciascun tondo. <br> La chiesa conserva una Madonna vestita un tempo custodita da un’anziana e povera donna che viveva nelle vicinanze della chiesa. Alla sua morte l’immagine della Vergine fu collocata all’interno della chiesa. </span></p><p style="text-align:justify;line-height:115%"> </p><p>San Giovanni da Matera (borgo Venusio) (fond. 1961)<br> Progettata nel 1961 dall’architetto Luigi Piccinato, la chiesa fu costruita a seguito della sfollamento degli antichi Rioni Sassi in concomitanza con la realizzazione del borgo rurale ‘Venusio’. Fu consacrata dall’Arcivescovo di Matera, Mons Giacomo Palombella, il 16 dicembre 1962. </p>
-
32-01-Navata
(32-Santa Maria della Croce detta ‘la scordata’ (fond. 1779))
32-01-Navata
(32-Santa Maria della Croce detta ‘la scordata’ (fond. 1779))
-
33-San Giovanni da Matera (borgo Venusio) (fond. 1961)
<p style="text-align: justify;"> </p><p> </p><p>Progettata nel 1961 dall’architetto Luigi Piccinato, la chiesa fu costruita a seguito della sfollamento degli antichi Rioni Sassi in concomitanza con la realizzazione del borgo rurale ‘Venusio’. Fu consacrata dall’Arcivescovo di Matera, Mons Giacomo Palombella, il 16 dicembre 1962. </p>
-
33-01-Navata
(33-San Giovanni da Matera (borgo Venusio) (fond. 1961))
33-01-Navata
(33-San Giovanni da Matera (borgo Venusio) (fond. 1961))
-
34- Cripta Sant'Eustachio [03]
-
34-01 Cripta Sant'Eustaccio [03]
(34- Cripta Sant'Eustachio [03])
34-01 Cripta Sant'Eustaccio [03]
(34- Cripta Sant'Eustachio [03])
-
35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII)
-
35-01-Navata
(35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII))
35-01-Navata
(35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII))
-
35-02-Navata
(35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII))
35-02-Navata
(35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII))
-
35-03-Navata
(35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII))
35-03-Navata
(35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII))
-
35-04-Navata
(35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII))
35-04-Navata
(35-Madonna delle Virtù vecchia (XII-XIII))
-
36-Cattedrale Matera (XIII sec.)
-
36-01-Navata
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
36-01-Navata
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
-
36-02-Coro
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
36-02-Coro
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
-
36-03- Cappella dell'Annunziata
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
36-03- Cappella dell'Annunziata
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
-
36-04-Presepe ALtobello Persia
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
36-04-Presepe ALtobello Persia
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
-
36-05-Terrazzo[01]
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
36-05-Terrazzo[01]
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
-
36-06-Terrazzo[02]
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
36-06-Terrazzo[02]
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
-
36-07-Terrazzo[03]
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
36-07-Terrazzo[03]
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
-
36-08--Terrazzo[04]
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))
36-08--Terrazzo[04]
(36-Cattedrale Matera (XIII sec.))